Il relativismo è da qualche tempo tornato a suscitare interesse e a generare dibattiti anche accesi, con specifiche ricadute nei contesti istituzionali e politici. Il permanente disaccordo riguardo a questioni etiche o normative rappresenta un problema centrale della filosofia giuridica e morale contemporanea, ove il «fatto del pluralismo» costituisce una sfida ricorrente, sotto diverse forme.
Il mosaico delineato in queste pagine sull’idea di relativismo è certamente parziale, e altre tessere andrebbero indagate con rigore (si pensi solamente al nodo del relativismo culturale nel contesto delle odierne società pluraliste e multiculturali), ma resta il fatto che esso contribuisce a prendere sul serio la cultura della differenza, nonché – è solo una delle auspicabili possibilità – ad assicurare un’autentica apertura all’alterità.
Solo modulandosi così, il relativismo può essere riconsiderato dal punto di vista di una
profonda ridefinizione della cultura europea e occidentale che prenda le mosse, appunto, dal superamento della logica degli assoluti e dai loro (potenziali) esiti fondamentalisti.
Thomas Casadei
Introduzione
pp. 7-11
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/72628
Vittorio Villa
Il concetto di relativismo
pp. 13-30
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/72629
Keywords: Relativism – Absolutism – Context – Conceptual Scheme – Frameworks.
English Abstract: The paper is intended to give a conceptual definition of relativism, with the aim of singling out the possible basic elements common to all the most relevant relativist conceptions. In conformity with my definition, we have to qualify as “relativistic” all the conceptions according to which all or a relevant part of – cognitive, semantic, ethic, cultural etc. – criteria and beliefs are necessary dependent on a given context (paradigm, culture, language, conceptual scheme etc.), that is by its turn chosen as point of reference. From this point of view it is “absolutism” which stands in radical opposition to relativism. In the second part of the paper I will deal with some important critical observations which have been recurrently aroused against relativism. From this point of view, a quite serious problem arises from the fact that many relativists would like to have the chance, at least in some important cases, of expressing some objective judgements, for instance in terms of ethically “right” or “wrong”, or in terms of empirically “true” or “false”. In the third part of my paper, in order to answer to this difficulty, I will propose a sketch of a viable and coherent relativistic conception: a conception that doesn’t incorporate at all absolutist elements and that nevertheless could be able to explain the presence of a common core of criteria and beliefs in all our conceptual schemes and beliefs. One distinction is of particular importance here: the distinction between local conceptual schemes and long term frameworks, through which it is possible to clarify that even the most stable and consolidated beliefs common to our conceptual schemes are after all relative.
Sergio Filippo Magni
Relativismo etico e universalità
pp. 31-43
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/72630
Keywords: Ethical Relativism – Metaethics – Moral Disagreement – Validity – Universality.
English Abstract: This article focuses on the theory of ethical relativism, in its normative and metaethical implications. It points out the many ways in which the views of normative ethical relativism and metaethical relativism can be interpreted, and the different meanings of the main concepts used in their formulation. The same ambiguity is present in a correlate concept: that of universality of ethical judgements.
Leonardo Marchettoni
Relativismo e incompletezza: ovvero, che cosa c’è di (assolutamente) vero nel relativismo
pp. 45-56
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/72631
Keywords: Relativism – Self-refutation – Incompleteness – Difference – Realism.
English Abstract: The paper aims to analyse some aspects of the charge of incoherence usually levelled against relativism. I maintain that, if there are strong reasons to hold the incoherence of relativism, on the other side, there are no alternative options that can preserve the reality of differences. In the end, I suggest to assume the relativistic attitude as a reminder of the temporal and spatial incompleteness of our attempts to represent the world
Marina Lalatta Costerbosa
Un relativismo «ragionevole». Una proposta teorica e un esempio
pp. 57-74
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/72632
Keywords: Moral Relativism – Democracy – Moral Principles – Moral Reasoning – Torture.
English Abstract: Aim of the essay is to define the moral relativism from a conceptual and historical point of view. The A. analyses two different types of moral relativism and supports a so-called “reasonable” relativism: a form of relativism that is compatible with democracy and the rule of law. In this perspective, the “reasonable” relativism shows to be able to accept moral pluralism as a fact and to give importance to moral reasoning with regard to conflicts among moral principles.
Jan-Reinard Sieckmann
Il relativismo ricostruito. Un’analisi della filosofia del diritto di Gustav Radbruch
pp. 75-93
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/72633
Keywords: Antinomies – Balancing – Principles – Radbruch – Relativism.
English Abstract: This paper aims at a reconstruction of Radbruch’s relativistic conception of law within the framework of a model of principles. The idea of relativism remains a disputed issue in current legal and moral philosophy. In spite of the fact that Radbruch’s legal philosophy lacks coherence, it includes elements that resemble modern conceptions of law as a system including principles to be balanced against each other. Therefore, a reconstruction within a model of principles might as well prove the fruitfulness of the model of principles as render a more appropriate theoretical framework for Radbruch’s legal philosophy. After an outline of Radbruch’s relativism, I will discuss some critical points of his approach and, subsequently, present a reconstruction according to the model of principles, which makes plausible at least some of Radbruch’s contentions.
Giovanni Bisogni
Kelsen e l’interpretazione giuridica: una prospettiva storico-concettuale
pp. 95-112
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/72634
Keywords: Legal Interpretation – Hans Kelsen – History of Concepts – Formalism/Rule-Skepticism – «Outside-the-Frame» Decision.
English Abstract: This paper offers a historical-conceptual reconstruction of Hans Kelsen’s theory of legal interpretation. My aim is threefold: first, shed light – through Kelsen’s critique to it – on the real nature of formalism in legal interpretation of xix century; second, understand whether this theory can fit to what H. L. A. Hart called “rule-scepticism” or to his theory of open texture – the most influential views in the current debate on legal interpretation -; third, try to solve that puzzle consisting in the full validity of a judicial decision lying “outside the frame represented by the norm to be applie” – a claim that not only appears a contradiction in itself, but that has raised many questions of compatibility with the entire pure theory of law.
Recensione
Enrico Maestri
Antoine Garapon, Lo Stato minimo. Il neoliberalismo e la giustizia, Raffaello Cortina, Milano 2012
pp. 113-116
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/72635
L’idea di giustizia che si è sviluppata nella filosofia giuridica e politica dell’Occidente è il frutto di un complesso processo di intersecazione di differenti strategie argomentative, relative a questioni di equità, di neutralità e di imparzialità, che derivano da tradizioni filosofiche diverse.
In altri termini, anche se la parola «giustizia» è declinabile solo al singolare, cioè se è vero che la giustizia è immaginabile solo come termine uncountable, pur tuttavia essa è caratterizzata da una pluralità di significati spesso tra loro incompatibili.
Alla domanda «Che cos’è la giustizia?», il pensiero filosofico-giuridico occidentale ha fornito molte differenti risposte, ognuna delle quali dipendente dai significati attribuiti alle questioni di giustizia nei diversi contesti, al fine di costruire una teoria comprensiva.
Ingannati dal groviglio semantico di cui soffre il termine «giustizia», nell’identità uncountable di questa parola, si ricercano concetti che, al contrario della parola stessa, non presentano alcuna identità tra loro.
È noto, infatti, come il paradigma delle teorie della giustizia abbia conosciuto, dopo Rawls, una rifioritura di idee e di concezioni tra loro alternative.
Si pensi al neolibertarismo di Nozick, alla teoria dei diritti di Dworkin, alla teoria deliberativa di Habermas, alle teorie comunitariste di MacIntyre, di Sandel e di Taylor, alla teoria delle sfere di giustizia di Walzer, nonché alle teorie utilitariste, neocontrattualiste e proceduraliste della giustizia.
A una di queste diverse modalità storico-concettuali di declinare il problema della giustizia, Antoine Garapon dedica il libro che è oggetto di questa recensione.
Ad avviso di Garapon, è a partire dagli anni Ottanta, con l’introduzione nei sistemi giurisdizionali occidentali di modalità alternative alla decisione del giudice, che si sviluppa un nuovo modello di giustizia: la giustizia neoliberale.
L’introduzione del patteggiamento penale e della previsione di incentivi per la soluzione transattiva delle controversie, l’applicazione di tecniche di management privato alla giustizia, le valutazioni di professionalità dei magistrati in termini di costi/benefici e il trattamento elettronico dei procedimenti hanno prodotto uno sconvolgimento del modo di pensare l’organizzazione dell’istituzione giudiziaria nel mondo contemporaneo.
Queste innovazioni fondano la loro razionalità sui concetti di utile, di efficienza e di profitto e rappresentano una nuova modalità – che Garapon definisce neoliberale – di governare gli uomini e le istituzioni.
Garapon dichiara esplicitamente il suo debito intellettuale nei confronti delle riflessioni svolte da Foucault negli anni Settanta, quando trae i concetti fondamentali sui quali si basa l’intera trama teorica del suo saggio e quando gli dedica il titolo originale in francese – La Raison du moindre État – tratto da un noto passo della Naissance de la biopolitique (1979).
Garapon rintraccia, dunque, nel concetto foucaultiano di governamentalità le potenzialità ermeneutiche per comprendere il funzionamento della giustizia nell’età della razionalità neoliberale.
La relazione concettuale, che Garapon sottolinea, tra governamentalità e giustizia rappresenta il tratto più innovativo e originale della sua opera, perché permette, a differenza di una precedente letteratura, di cogliere la deriva manageriale a cui è sottoposto il sistema giudiziario.