Giuseppe Zaccaria
Introduzione
pp: 7-13
DOI: 10.7382/113828
Sono indubbiamente maturi i tempi per una riconsiderazione critica sine ira nella cultura giuridica italiana delle maggiori teorie del diritto del Novecento . Questa revisione, necessaria in conseguenza del profondo modificarsi dei caratteri storico-culturali del diritto e della convergenza sempre più accentuata tra civil law e common law, è stata portata avanti fruttuosamente nei confronti delle tesi di Herbert Hart. A seguito delle coraggiose critiche di Ronald Dworkin, che avevano posto in questione l’indiscussa autorità del paradigma hartiano, dominante nella filosofia analitica soprattutto anglosassone – e dopo il Postscript aggiunto alla seconda edizione di The Concept of Law – è scaturito un dibattito molto ampio che ha manifestato in modo sempre più evidente differenze e divergenze nel giuspositivismo post-hartiano degli ultimi vent’anni. Un discorso analogo, anche se meno articolato in ragione dell’unicità della teoria dell’ordinamento giuridico, può essere fatto per quanto riguarda la rinnovata fortuna del pensiero di Santi Romano, da sempre influente nella cultura giuridica italiana e che negli ultimi decenni è stato oggetto di una vivace riscoperta nel tentativo di trarlo al di fuori dei confini della teoria del diritto per essere consegnato ad un pubblico più vasto.
Più complesso, e forse proprio per questo solo in parte affrontato, è il processo di revisione critica del pensiero di Kelsen, per il quale sono a lungo mancate – o sono state stata tracciate solo in forme preliminari – sia un’analisi approfondita del contesto culturale, fitto di ricchissime e intense polemiche, all’interno del quale nasce e si sviluppa la teoria kelseniana -, sia un’articolata radiografia della sua ricezione in Italia dopo gli anni Novanta del Novecento. Se in precedenza, grazie ad una fioritura di trattazioni logico-analitiche e neopositivistiche, era stata prodotta una sterminata bibliografia sulla fortuna italiana di Kelsen, successivamente il tema di una rivalutazione del Kelsen teorico del diritto è caduto in rapido oblio, impedendo lo svilupparsi di un più evoluto atteggiamento critico.
L’obiettivo di rileggere criticamente Kelsen deve rimanere fermo anche in futuro. Il nostro auspicio è che dai saggi raccolti in questo fascicolo di Ars interpretandi e che, testimoniando la ricchezza culturale delle discussioni generate dal pensiero di Kelsen, ne comprovano la forza teorica, venga un contributo ad una ridefinizione più sfaccettata, complessa e matura della figura scientifica di Kelsen, senza nulla togliere alla grandezza della sua teoria del diritto.
Antonino Scalone
Stato, diritto e osservanza delle norme: Hold-Fernek critico di Kelsen
pp: 13-28
DOI: 10.7382/113829
The article reconstructs the controversy between Hold-Ferneck and Kelsen related to the notions of state, law and compliance with the rules. Hold-Ferneck’s analysis presents harsh critical observations. His position on the point shows clearly that he is aware about both the theoretical, and mostly, the political issue at stakes.
Keywords: Law – State – Pure Theory of Law – Normative Imputation – Causality.
Giuliana Stella
Schmitt e Kelsen
pp: 29-46
DOI: 10.7382/113830
The essay aims to analyze the doctrines of Kelsen and Schmitt with reference to some themes, the special interest for which is shared by both jurists and was at the center of comparisons and clashes between them. These are particularly two issues: the epistemological one, concerning the problem of the foundation of knowledge, and the well-known one, the so-called “guardian of the constitution” issue. The reference to the idea of decision acts here as an intermediary between these two themes, in its original emergence within Schmittian thought with its value as a judicial decision.
Keywords: Epistemology – Norm – Decision – Judgement – Court
Agostino Carrino
Sostanza e funzione nella filosofia del diritto: sulla critica di Georg Lukács al formalismo giuridico di Hans Kelsen
pp: 47-64
DOI: 10.7382/113831
The author reconstructs the criticism of the ‘Western Marxist’ Georg Lukács to the juridical formalism of Hans Kelsen on the basis of the conceptual antinomic substance/function pair. Criticism is carried out on the basis of Lukacs’ acquired dialectical philosophy, which highlights the structural antinomies of the pure theory of law. Also Lukács, like Korsch, refers to the natural law of the working class against the positive law of the post-revolutionary bourgeoisie.
Keywords: Substance – Function – Law – Class – Dialectic
Gregorio Robles-Morchón
La influencia de la obra de Ernst R. Bierling en la Escuela jurídica de Viena
pp: 65-74
DOI: 10.7382/113832
Far from a “psychological” interpretation of the work of Bierling in this article I defend the thesis that Bierling is a predecessor of the Pure Theory of Law. This can be demonstrated through the main thoughts of Bierling: First, the central concept of the General Theory of Law is the concept of legal norm understood as an act of will (wollen) that expresses a duty (an “ought to”: sollen). Second, legal norms have a hierarchical structure (Stufenbau) in the legal order. Third, the hierarchical structure of legal norms presupposes a basic norm (Grundnorm) as the last foundation of their validity (Geltung). Fourth, the concept of acknowledgment (Anerkennung) is a psyco-social concept that is analogue to the Kelsenian concept of efficacy (Wirksamkeit). Legal concepts, that is the concepts produced by Legal Science, are formal concepts (legal scientific formalism).
Keywords: Bierling, Kelsen, legal norm, legal order, hierarchical structure, basic norm (Grundnorm), acknowledgment (Anerkennung), efficacy, normativism, voluntarism, formalism.
Tommaso Greco
Il Kelsen di Bobbio
pp: 75-90
DOI: 10.7382/113833
Norberto Bobbio was the main promulgator of Kelsen’s thought in Italy. However, his relationship with the great Austrian jurist was neither univocal nor linear. A few phases can be identified in Bobbio’s approach to Kelsen. Retracing these steps allows us to bring into relief Bobbio’s contribution to the fortune of Kelsen in Italy, and his reconsiderations (sometimes critical) of Kelsen’s work. We will see just how important the encounter with Kelsen’s thought was to the development of Bobbio’s own work, including his democratic theory and reflections on peace.
Keywords: Norberto Bobbio, Hans Kelsen, Legal Science, Law, Power.
Costanza Margiotta
Hans Kelsen in una discussione tra Norberto Bobbio e Galvano della Volpe
pp: 91-112
DOI: 10.7382/113834
This paper examines the significance of Hans Kelsen’s political philosophy within the context of a pivotal debate between Norberto Bobbio and Galvano della Volpe that unfolded between 1954 and 1955, permeating into the early years of the 1960s. Focusing on the nascent years of republican Italy, the study reconstructs the discourse between Bobbio and della Volpe, emphasizing the conceptual trajectories through which Kelsen’s democratic doctrines gained importance. The debate holds substantial historical, cultural, and political relevance, particularly in delineating the theoretical landscape that would shape communist legal culture in subsequent decades. Kelsen emerges as a central figure, serving as an indispensable reference point for a thorough analysis of key problematic issues in political theory during the inception of Italy’s republican era.
Keywords: Galvano della Volpe – Norberto Bobbio – Hans Kelsen – democracy – marxism
Carla Faralli
Il positivismo giuridico in discussione. Guido Fassò e le critiche al kelsenismo
pp: 113-126
DOI: 10.7382/113835
This essay analyzes Guido Fassò’s critique of Kelsenian legal positivism beginning with his lecture at the 1966 Pavia roundtable. In focus at the event were two texts by Norberto Bobbio and Uberto Scarpelli that were considered a synthesis of fifteen years of alliance between Kelsenianism and analytic philosophy. Fassò took issue with this alliance, criticizing the static nature of legal positivism, its unresponsiveness to history, and social demands. But then, striking a theme he would go on to develop especially in the 1970s, he also recognizes the need for positive legality, an element without which law would be left to the whims of the judges’ decision-making.
Keywords: Guido Fassò, Norberto Bobbio, Uberto Scarpelli, Legal Positivism, Natural Law Theory
Recensione
Guido Gorgoni
Deakin, S., Markou, C. (eds.) (2020), Is Law Computable? Critical Perspectives on Law and Artificial Intelligence. Hart Publishing
pp: 127-136
DOI: 10.7382/113836
Quanto ipotizzava alcuni decenni fa Winfried Hassemer è oggi in procinto di realizzarsi: “se si giungesse effettivamente a una formalizzazione del pensiero giuridico, allora il programmatore affiancherebbe il legislatore, il calcolatore elettronico sostituirebbe il giudice” (Fattispecie e Tipo. Indagine sull’ermeneutica penalistica. ESI 2007, p. 76). Il fil rouge che lega i diversi contributi raccolti in questo volume è rappresentato dalle questioni aperte dall’impiego dell’intelligenza artificiale nel campo dell’applicazione e della stessa produzione del diritto (law as code), prospettiva che mette radicalmente in questione alcune delle caratteristiche qualificanti dell’esperienza giuridica contemporanea, in primis il rispetto del rule of law. In particolare, lo sfondo comune ai contributi riuniti nel volume è l’ipotesi della legal singularity originariamente formulata da Benjamin Alarie nel 2016 e successivamente sviluppata nel libro The Legal Singularity: How Artificial Intelligence Can Make Law Radically Better (University of Toronto Press, 2023), in cui si sostiene che la capacità decisionale dell’intelligenza artificiale riuscirà ad eccedere quella del decisore umano, sia esso giudice, legislatore o policymaker, riducendo così drasticamente le dispute su fatti, oramai accertati nella loro oggettività. Questo nuovo tipo di diritto computazionale infatti non avrebbe più natura linguistica e testuale ma sarebbe basato su decisioni prese da algoritmi alimentati da dati, consentendo un’applicazione chiara delle norme giuridiche e rendendo il diritto funzionalmente completo. La giustificazione delle decisioni giudiziali non verrebbe più a declinarsi sul lato della ragione bensì su quello dell’efficacia pratica o meglio dell’efficienza, non solo bypassando i controlli della decisione giudiziale bensì anche stravolgendo del tutto la natura di quest’ultima. Per dirla in termini ermeneutici, simili proposte danno per totalmente risolto il problema della preparazione delle premesse esterne del ragionamento giuridico, sostituendo la ricostruzione dei fatti con il ricorso ai dati e l’interpretazione delle norme con il calcolo algoritmico. Come nota Frank Pasquale nell’introduzione, se la prima stagione di critiche all’impiego degli algoritmi in campo giuridico era essenzialmente incentrata sui limiti tecnici di questi sistemi (bias), un più recente filone di critica – cui sembrano iscriversi, se pure con accenti diversi, i contributi contenuti in questo volume – rimette radicalmente in questione l’opportunità stessa del loro impiego in campo giuridico, evidenziando il carattere abusivo dell’equiparazione tra coerenza matematica e coerenza giuridica, anche in ambiti in cui tale equiparazione potrebbe a prima vista sembrare meno problematica se non addirittura desiderabile.
Il volume si chiude con una sezione di glossario comprendente 63 voci per ciascuna delle quali viene elencata la bibliografia consigliata, presentandosi così non solo come un utile strumento di ricerca e di didattica, ma come risorsa imprescindibile per quanti, giuristi e non, affrontino le questioni legate all’impatto dell’intelligenza artificiale sul diritto.