Questo fascicolo di Ars Interperetandi affronta il tema dei conflitti interpretativi, che assumono oggi un particolare significato in ragione di tanti fattori convergenti: l’introiezione di valori fondamentali da parte dell’ordinamento giuridico a causa del costituzionalismo; le richieste di riconoscimento delle identità collegate all’espansione dei diritti umani, la moltiplicazione delle fonti del diritto e l’incertezza della gerarchia normativa a causa dei processi d’internazionalizzazione e così via.
Che differenza c’è fra conflitti interpretativi d’identità e conflitti interpretativi di valori? Si può distinguere l’identità come valore particolare dai valori universali? L’ethos pubblico di una comunità politica riguarda la dimensione dell’identità o quella del valore? Questi conflitti interpretativi chiamano in causa, da una parte, problemi filosofici molto impegnativi e, dall’altra, conducono a rivedere la natura stessa del conflitto, cioè il suo carattere interpretativo.
Francesco Viola, Giuseppe Zaccaria
Introduzione
pp. 7-20
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/80224
Il conflitto costituisce da sempre momento integrante e strutturale del fenomeno giuridico. Uno dei compiti fondamentali del diritto è proprio quello di provvedere all’amministrazione e alla soluzione dei conflitti che si generano nella vita del tessuto sociale. Non solo: si può aggiungere che è il diritto stesso, in una certa misura, ad alimentare conflitti – nel duplice senso che da un lato esso diviene elemento di contrapposizioni dialettiche di ragioni diverse tra le diverse parti e di possibili disaccordi tra i giudici cui si ricorre per risolvere i conflitti (ad esempio nei vari gradi del giudizio); dall’altro, tali conflitti il diritto legittima, ovviamente incanalandoli all’interno di un quadro di regole predefinite che presiede alla loro gestione con riguardo all’applicazione delle norme. Fatta questa premessa, se si passa a focalizzare maggiormente l’attenzione sul tema complesso dei conflitti interpretativi, che chiaramente in tanto ci interessano in quanto si sviluppano all’interno del diritto positivo, è possibile anzitutto operare una distinzione iniziale tra un punto di vista metodologico e un punto di vista sostanziale di approccio. I conflitti interpretativi assumono oggi un particolare significato in ragione di tanti fattori convergenti: l’introiezione di valori fondamentali da parte dell’ordinamento giuridico a causa del costituzionalismo; le richieste di riconoscimento delle identità collegate all’espansione dei diritti umani, la moltiplicazione delle fonti del diritto e l’incertezza della gerarchia normativa a causa dei processi d’internazionalizzazione e così via. I conflitti interpretativi devono essere affrontati tenendo presente la specificità del loro oggetto, che può riguardare questioni d’interesse, d’identità o di valori. Che differenza c’è fra conflitti interpretativi d’identità e conflitti interpretativi di valori? Si può distinguere l’identità come valore particolare dai valori universali? L’ethos pubblico di una comunità politica riguarda la dimensione dell’identità o quella del valore? Insomma, è chiaro che questi conflitti interpretativi chiamano in causa, da una parte, problemi filosofici molto impegnativi e, dall’altra, conducono a rivedere la natura stessa del conflitto, cioè il suo carattere “interpretativo”. Non mi soffermerò sul primo aspetto, anche perché ho avuto già occasione di affrontarlo, ma brevemente solo sul secondo. In queste condizioni i conflitti interpretativi assumono sempre di più la veste di conflitti argomentativi o, meglio, l’interpretazione diventa sempre meno distinguibile dall’argomentazione. La stretta connessione tra l’una e l’altra c’è sempre stata, ma ora sembrano quasi divenute la stessa cosa, perché il conflitto ha luogo all’interno di processi deliberativi in cui l’interpretazione può essere usata come un’argomentazione e questa a sua volta come una ragione tratta dall’interpretazione.
Sabino Cassese
Fine della solitudine delle corti costituzionali, ovvero il dilemma del porcospino
pp. 21-32
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/80225
Keywords: Supranational Courts – Judicial Review – Judicial Dialogue – Constitutional Courts – Judicial Interactions.
English Abstract: Constitutional courts no longer have the final say, but dialogue with lower and superior courts. They review legislation, but are held in check by other judges. Constitutional courts are neither a bulwark nor an instrument of State sovereignty. They belong to a “choir” of courts, all committed to the same task of protecting citizens’ rights. National legal systems are opening to supranational law. The latter features courts that often decide differently from national supreme courts. These, in turn, are required to consider the decisions issued by and dialogue with courts beyond the State. In addition, supranational law’s infiltration into national legal systems also authorizes “lower” national judges to pronounce themselves upon the constitutionality of legislation.
Marta Cartabia
Diritti, giudizi e conflitti
pp. 33-50
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/80226
Keywords: Constitutional Interpretation – Judicial Reasoning – Conflicts of Values – Balancing – Overlapping Jurisdictions.
English Abstract: After having rejected the perspective according to which judicial reasoning deals with one right answer and having rather embraced the idea of judging as a matter of degree, the paper tackles, from the Constitutional Courts point of view, the topic of intra-systemic and extra-systemic judicial conflicts. Firstly, it outlines the causes of conflicts. Then the paper comes to draw the main attitudes and the main tools developed by courts when dealing with conflicts. By analysing some paradigmatic and recent decisions of the Italian Constitutional Court and of the European Court of Human Rights, the A. underlines that, while the view based on single cases can enlighten conflicts and incoherencies, an overall view of the judicial trends may show forms of convergence. Moreover, she maintains that, since the extra-systemical relationships among courts have been taking a network rather than a hierarchical shape, the dialogue among courts seems to be a promising pathway.
Giovanni Bisogni
La ‘forma’ di un ‘conflitto’. Brevi osservazioni sul dibattito italiano intorno all’opinione dissenziente
pp. 51-64
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/80227
Keywords: Constitutional Court – Dissenting Opinion – H. L. A. Hart – Obedience and Acceptance – Judicial Role.
English Abstract: We might say that law is able to successfully shape and solve disagreements and conflicts when it is – broadly speaking – followed. But – as H. L. A. Hart noted – this success is precarious if one obeys law “for his part only”. This seems to be the case with the Italian Constitutional Court in relation to the dissenting opinion: indeed, many think that its legal prohibition is more and more obeyed rather than accepted from the internal point of view. The article sums up the reasons of this phenomenon, holding that they go beyond a simple “yes or no” to the dissenting opinion and refer to the concept of judicial role.
Laura Bazzicalupo
Diritti e valutazione nella governamentalità neoliberale
pp. 65-80
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/80228
Keywords: Legal logic – Governmentality – Management – Evaluation – Rights.
English Abstract: The article examines, from the point of view of political philosophy, the conflicts of interpretation arising between law and economics in the current neoliberal governmentality. The economic logic of optimization, that is unlimited and problem solving, crosses and determines the legal logic that follows the coherence and the limit. The modern legal logic produced judgments and status tending to universal and was based on the inclusion / exclusion and on the rule “ex ante”. Instead the managerial logic, applied to the law, produces evaluation, hierarchies and selective inclusion: its rules are standards “ex post”, flexible and undecidable. The case of the criterion of Systemic Deficit shows these contradictions.
José Juan Moreso
Virtù, particolarismo e applicazione del diritto
pp. 81-94
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/80229
Keywords: Legal logic – Governmentality – Management – Evaluation – Rights.
English Abstract: In this paper I am intending to articulate an answer to the powerful particularist objection to the notion of moral and legal reasoning based in universal principles. A particular way of specifying and contextualizing the universal principles is defended. This account preserves legal and moral justification, at the end of the day, as legal and moral subsumption. After that, I shall try to show how the virtues can be reconciled with this account, what is the right place of virtues in legal adjudication. Furthermore, the place of virtues in this view is reinforced by a virtue epistemology based approach.
Andrea Manfrinati, Riccardo Borsari, Rino Rumiati
Il dolo è sempre “secondo l’intenzione”? Aspetti psicologici del dolo eventuale
pp. 95-114
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/80230
Keywords: Psychology – Direct Intention – Negligence – Recklessness – Knobe Effect.
English Abstract: Determining whether a behaviour can be said intentional is one of the most important aspects of philosophical and psychological investigation, even before the law. In this paper we report some experimental results that highlight how the concepts of direct intention, negligence and recklessness subtend different and distinguishable psychological processes, suggesting different “degrees” of intentionality. In this vein, we suggested that experimental psychology and cognitive science could contribute to better explain the concept of “mens rea” and set a new basis for the issue of guilt.
Recensione
Daniele M. Cananzi
G. Benedetti, Oggettività esistenziale dell’ermeneutica. Studi su ermeneutica e diritto, Giappichelli, Torino 2014
pp. 115-122
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/80231