Il secolo appena trascorso è stato segnato dal diffuso riconoscimento del valore filosofico del linguaggio, come conferma la felice espressione “Linguistic Turn” coniata da Richard Rorty per fissare il momento saliente della speculazione novecentesca. Eppure, nel quadro di questa generale attenzione per il fenomeno linguistico, altri pensatori – tra i quali Eric A. Havelock e Carlo Sini – hanno attribuito un particolare rilievo all’elemento della scrittura. Deci-iva è stata l’intuizione che la testualità non sia semplicemente una tra le tante forme di manifestazione della prassi linguistica, bensì la forma in cui l’uomo, costituendo per sé un termine di riferimento stabile, ha potuto transitare dall’epoca mitologica a quella razionale. Per quanto questa tesi sia suscettibile di discussione, è un fatto che la componente testuale cadenza la storia del pensiero giuridico come una sorta di costante. Che nell’esperienza giuridica l’elemento testuale abbia un ruolo centrale ma non esclusivo è esattamente l’idea attorno alla quale ruotano i contributi presentati in questo volume di Ars Interpretandi.
Baldassare Pastore, Francesco Viola, Giuseppe Zaccaria
In ricordo di Franco Volpi
pp. 7-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70651
Baldassare Pastore
Francesco Viola
Giuseppe Zaccaria
Agosto 2009
Enrico Berti
Il “sentiero interrotto” di Franco Volpi
pp. 9-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70652
Gaetano Carlizzi
Il diritto fra testo e applicazione
pp. 23-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70653
Stephan Meder
Problemi fondamentali e storia dell’ermeneutica giuridica
pp. 27-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70654
Ulfrid Neumann
Applicazione giuridica, uso dei metodi e teoria del diritto
pp. 51-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70655
Dennis Patterson
Disaccordo teorico e interpretazione
pp. 65-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70656
Jack M. Balkin
Fedeltà al testo e ai principi
pp. 79-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70657
Sommario: 1. Significato originale contro aspettativa originale di applicazione. 2. Errori e risultati conseguiti. 3. Significato originale e costruzione costituzionale. 4. Fedeltà e vincoli istituzionali.
Akhil Reed Amar
Intratestualismo
pp. 93-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70658
Roberto Bin
La Costituzione fra testo e applicazione
pp. 111-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70659
Giorgio Pino
Principi e argomentazione giuridica
pp. 131-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70660
Marco Goldoni
Interpretazione vs autorità. Considerazioni sui limiti e le prospettive del pluralismo normativo di Robert Cover
pp. 161-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70661
Sommario: 1. La nozione di universo normativo. 2. La formazione del significato giuridico: impegno e obbligazioni. 3. La funzione delle corti: l’attivismo giudiziario fra hard cases ed esercizio della violenza. 4. I limiti della proposta di Cover.
Flora Di Donato
La comunità processuale come contesto attivo di interazione tra clienti, avvocati e giudice
pp. 187-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70662
Sommario: 1. La nozione di comunità interpretativa negli orizzonti della postmodernità giuridica: il ruolo del consociato. 2. Il costruttivismo giuridico e la funzione di community building realizzata dalle storie. 3. Il processo come comunità di interpretazione e costruzione di senso per clienti, avvocati e giudice. 4. La storia processuale. 5. I protagonisti della narrazione processuale. 6. In particolare: il ruolo del cliente/consociato nella costruzione della storia. 7. Conclusioni.
Recensione
M. Vogliotti Tra fatto e diritto. Oltre la modernità giuridica. (E. Pariotti)
pp. 207-
DOI: http://dx.doi.org/10.7382/70663
La genesi e la crisi della concezione moderna del diritto costituiscono l’oggetto centrale dell’indagine condotta in questo volume, che mira in ultima istanza a valorizzare, all’interno di tale concezione, gli elementi in grado di liberare dalla mitologia propria della modernità giuridica per condurci verso una comprensione del fenomeno giuridico attenta alla sua dimensione relazionale e pluralista. In tal senso, il volume si presenta come una complessa ricostruzione – per l’ampiezza dei temi toccati e per la molteplicità dei livelli di analisi interessati – dei principali snodi della comprensione moderna e contemporanea del diritto, nonché dei percorsi che hanno determinato il passaggio dalla prima alla seconda.
Il primo capitolo ricostruisce nel dettaglio la prospettiva della prima modernità sul diritto, una prospettiva che si configura come un costante tentativo di rappresentare il diritto come un oggetto (si parla, appunto, in tal senso di solidificazione del diritto), che punta a costruire una scienza giuridica avalutativa e a separare radicalmente la produzione dall’applicazione del diritto, assegnando al giudice il ruolo di mera bocca della legge.
Il secondo capitolo ripercorre numerosi aspetti della deriva novecentesca della concezione moderna del diritto.
Il terzo capitolo approfondisce alcuni momenti nevralgici di questo approdo al nichilismo, attraverso quello che viene indicato come il percorso di indebolimento del diritto che conduce a decretare la fine dell’assolutismo giuridico
moderno.